Quella sera, fredda e umida, fu la prima in 267 anni in cui Francesca vide la Luna.
Non ricordava neanche più l'ultima volta che aveva respirato l'aria notturna, con il vento che le congelava la punta del naso pendente verso destra e i capelli che svolazzavano, spensierati come i suoi pensieri alla tenera età di 16 anni.
Quella vita era così lontana, ormai. Un dolce ricordo che le riscaldava il cuore nelle notti più fredde, più violente.
Il mondo era cambiato più di quanto avesse potuto immaginare nella sua prima vita, eppure lei non ne aveva vissuto neanche due minuti.
Poteva leggerne e sentirne parlare, ma le sue scarpe nere con il tacchetto che tanto la divertiva, non avevano mai toccato il nuovo cemento di Melbour Lane.
La Signora Miller le raccontava sempre di tutte le innovazioni tecnologiche, della musica, dei vestiti, delle nuove opere d'arte.
Avrebbe tanto voluto visitare un museo per ammirare le opere di Van Gogh e di Monet, di cui aveva soltanto visto poche fotografie.
Ah, che magnifica invenzione la macchina fotografica!
Uno dei giorni più belli della sua vita era stato quel Martedì di primavera, quando Marie, la nipotina della Signora Miller, le aveva portato tante nuove fotografie da collezionare nel suo album. Marie era una ballerina classica, aveva girato il mondo!
La Tourre Eiffel, le strade di Broadway, la Coca Cola!
Francesca era sempre più meravigliata dal progredire della sua colleziona, ogni qualvolta tornasse ad ammirare i suoi album.
Dal bianco e nero granulato, alla nitidezza dei colori, vivaci e allegri.
Una notte l'aveva passata insonne, osservando le differenze di Times Square, a New York, dal XIX secolo al 2012. Tutte quelle persone, quelle luci!
Sognava ogni giorni di poter fotografare quelle strade in prima persona.
Purtroppo la sua condizione le impediva di viaggiare, di mettere piede fuori quel castello segreto, fermo nel tempo e nello spazio, che racchiudeva un cuore da sognatrice le cui ali erano state spezzate troppo presto.
Quella sera era il suo compleanno.
Ormai quel giorno aveva perso d'importanza, l'aveva già vissuto centinaia di volte.
Come regalo, però, aveva chiesto una cosa soltanto: poter uscire sul balcone e vedere la Luna. Le era mancata così tanto.
Ricordava ancora tutte le storie tramandate nel suo villaggio, di lupi e principesse e guerrieri.
Era così bella, pallida e fragile ma con un bagliore talmente luminoso da far brillare mezzo mondo.
Nella sua ennesima vita, forse la Luna era l'unica compagna che le era rimasta sempre accanto, l'unica in grado di tenere il passo con la sua anima immortale.
In fondo, non era poi così male essere un vampiro se la Luna le teneva la mano.
Non ricordava neanche più l'ultima volta che aveva respirato l'aria notturna, con il vento che le congelava la punta del naso pendente verso destra e i capelli che svolazzavano, spensierati come i suoi pensieri alla tenera età di 16 anni.
Quella vita era così lontana, ormai. Un dolce ricordo che le riscaldava il cuore nelle notti più fredde, più violente.
Il mondo era cambiato più di quanto avesse potuto immaginare nella sua prima vita, eppure lei non ne aveva vissuto neanche due minuti.
Poteva leggerne e sentirne parlare, ma le sue scarpe nere con il tacchetto che tanto la divertiva, non avevano mai toccato il nuovo cemento di Melbour Lane.
La Signora Miller le raccontava sempre di tutte le innovazioni tecnologiche, della musica, dei vestiti, delle nuove opere d'arte.
Avrebbe tanto voluto visitare un museo per ammirare le opere di Van Gogh e di Monet, di cui aveva soltanto visto poche fotografie.
Ah, che magnifica invenzione la macchina fotografica!
Uno dei giorni più belli della sua vita era stato quel Martedì di primavera, quando Marie, la nipotina della Signora Miller, le aveva portato tante nuove fotografie da collezionare nel suo album. Marie era una ballerina classica, aveva girato il mondo!
La Tourre Eiffel, le strade di Broadway, la Coca Cola!
Francesca era sempre più meravigliata dal progredire della sua colleziona, ogni qualvolta tornasse ad ammirare i suoi album.
Dal bianco e nero granulato, alla nitidezza dei colori, vivaci e allegri.
Una notte l'aveva passata insonne, osservando le differenze di Times Square, a New York, dal XIX secolo al 2012. Tutte quelle persone, quelle luci!
Sognava ogni giorni di poter fotografare quelle strade in prima persona.
Purtroppo la sua condizione le impediva di viaggiare, di mettere piede fuori quel castello segreto, fermo nel tempo e nello spazio, che racchiudeva un cuore da sognatrice le cui ali erano state spezzate troppo presto.
Quella sera era il suo compleanno.
Ormai quel giorno aveva perso d'importanza, l'aveva già vissuto centinaia di volte.
Come regalo, però, aveva chiesto una cosa soltanto: poter uscire sul balcone e vedere la Luna. Le era mancata così tanto.
Ricordava ancora tutte le storie tramandate nel suo villaggio, di lupi e principesse e guerrieri.
Era così bella, pallida e fragile ma con un bagliore talmente luminoso da far brillare mezzo mondo.
Nella sua ennesima vita, forse la Luna era l'unica compagna che le era rimasta sempre accanto, l'unica in grado di tenere il passo con la sua anima immortale.
In fondo, non era poi così male essere un vampiro se la Luna le teneva la mano.